La piccola grande storia di Andrea


Andrea era nato con una disabilità totale ed è morto il 13 luglio a sedici anni.
Ho letto di lui su Avvenire, in una lettera inviata da chi ha avuto la fortuna di conoscerlo. Perchè ve ne parlo? Perchè la sua storia non fa notizia sui giornali, o meglio, di lui se ne sarebbe parlato se avesse rivendicato il diritto di mettere fine alla sua vita. Allora sì che sui giornali avremmo letto la sua storia. Ma Andrea sulla vita aveva le idee molto chiare. Grazie alla comunicazione facilitata con un computer, l'unico sistema tramite il quale poteva esprimersi, scriveva: "Io penso: chiunque mi sta a chiedere come mi sento, io, difettoso nel corpo ma non nella mente e nel cuore, io rispondo: chi può dirlo fra noi chi è più felice?". Scriveva ancora: "Decisamente benedetta la mia nascita. Non un giorno solo ho pensato che sarebbe stato meglio non essere nato... Grato sono alla vita e voglio che si sappia". Andrea non era un folle, ed era consapevole delle proprie sofferenze e di quelle della sua famiglia. Ma la mamma Gabriella dice: "Mi sono sentita uno strumento per lui, attraverso il quale è passato Dio senza che ne avessi la piena consapevolezza".
Bella storia questa di Andrea e meravigliosa la sua famiglia. Loro sì che ci fanno capire che la vera disabilità è l'incapacità di amare e di sentirsi amati, il rimanere intrappolati in quelle gabbie mentali che ci fanno pensare alla vita solo in termini di efficienza. Oggi si sta diffondendo una cultura che ha perso il senso della indisponibilità e sacralità della vita, e abbiate pazienza se penso che non è un gran bel progredire.
Di fronte a questo modo di vivere l'amore mi inchino e rendo grazie a Chi ci rende capaci di tanto.

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