La vita di clausura

Uno scalatore amante della montagna fa di tutto per raggiungere la vetta: trova un sentiero sicuro e panoramico, si procura un’attrezzatura idonea e tiene vivo il desiderio di godere della bellezza della cima da contemplare. Da sempre questo è stato il mio desiderio: non accontentarmi di vivere stagnante nel basso, ma puntare alle altezze!
  Come fare? Le vie sono così tante e non tutte portano in alto. Camminando sulla mia strada il sentiero si è fatto una Persona, che già aveva percorso proprio per me, per te, questo sentiero e raggiunto la vetta: Gesù Cristo. Aprendo la mia vita a questa Persona ecco che si è riempita di gioia, di luce, di vita, quella vera. Ma mai avrei pensato che si affacciasse un cartello con scritto «clausura». Eppure indicava proprio la vetta a cui io stavo puntando. Io? 25 anni, piena di vita, mai ferma, una laurea brillante, un lavoro, tanti amici e il desiderio di viaggiare. Ma quando una persona è innamorata fa cose che mai avrebbe pensato di fare; ed ecco che mi sono affacciata a questo monastero che ora è la mia casa. E non sapete quale gioia scoprire la bellezza di questo sentiero. Scoprire che non sono affatto in clausura, per come la intende il mondo! In «clausura» vivevo prima, quando volevo inquadrare la mia vita dentro i miei schemi. È liberante invece camminare sulla strada pensata per te. Sì, ho scelto la libertà di camminare verso le altezze, di amare tutti inginocchiandomi come Maria, di vivere nel silenzio per viaggiare alla scoperta di ogni angolo della terra.
  Ho scelto di amare il mio Sposo nei volti delle mie sorelle. Ho scelto di vivere nell’obbedienza per essere libera nell’amare. Ho scelto di gioire pienamente nel Signore e di raggiungere cieli nuovi dove il sole che sorge non tramonterà mai. Non so quale sia la tua strada per raggiungere le vette, caro giovane scalatore, ma ti assicuro che è bello ricevere in dono la propria
strada, Gesù stesso. Arrivederci in vetta.
  suor M. Aurora, abbazia benedettina «Mater Ecclesiae» isola San Giulio (Novara)
in
Avvenire del 27 aprile 2010

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