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Visualizzazione dei post da giugno, 2012

Compito per la vita

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Visto in Frate Ezio e pillole di Luce 

Che cosa resta di un anno di scuola

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Dal blog di Alessandro d'Avenia : Che cosa resta di un anno scolastico? Ci vuole coraggio per certe domande. Riassumere in poche battute quello che accade nel vorticoso spazio di 200 giorni è impossibile. Basta un anno scolastico perché ogni studente e ogni docente abbia materia sufficiente per uno o due romanzi. Credo sia la scuola ad avermi costretto a diventare scrittore, altrimenti sarei rimasto schiacciato da tutte le storie che ogni anno mi capita di attraversare, vivere, sfiorare. Scrivere è usare una rete da pesca: ha la sua paradossale forza nei buchi, che lasciano passare l’ovvio della vita, e nei nodi, che trattengono ciò che si nasconde e sfugge sempre. Provo a tirare su le reti: dopo un anno che cosa resta? Proprio l’altro giorno me lo chiedevo e mi è venuta in aiuto una mail di una studentessa (alla fine di un anno chiedo sempre ai miei ragazzi in che cosa posso migliorare la qualità del mio insegnamento e quali errori posso aver commesso senza accorgermene): “Un

Il metodo di Dio

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Partendo dalla Seconda Lettera ai Corinzi di Paolo – quella in cui l’apostolo delle genti parla del­la sua 'spina', della oscura sofferenza che lo tormenta, e però conclude «quando so­no debole, è allora che sono forte» – il Pa­pa ha ricordato che proprio quando si spe­rimenta la propria debolezza si manifesta la forza di Dio. «Non è la potenza dei nostri mezzi, delle nostre virtù, delle nostre ca­pacità che realizza il regno di Dio, ma è Dio che opera meraviglie attraverso la nostra debolezza, la nostra inadeguatezza», ha detto. Il 'metodo' di Dio dunque non si fonda sulla nostra bravura o coerenza, ma pro­prio, dentro alla preghiera, sul riconoscer­si poveri e impotenti, e quindi domanda­re. E certo, lo aveva già insegnato Paolo; ma quanto noi cristiani continuamente ce lo dimentichiamo. Quanti, e magari fra i più assidui in chiesa, ne incontri, fieri delle pro­prie virtù, e amareggiati magari dal come stranamente quelle virtù non si trasmetta­no ai figli, che se ne

Il timor di Dio che non c'è più, ovvero in fuga da Dio

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Giorgio De Simone , si chiede, sulle colonne di Avvenire del 28 maggio se esiste ancora il timor di Dio. Anch'io, come lui, me lo chiedo ogni volta che sento o leggo di vite distrutte dalle azioni di qualcuno. Come l'editorialista citato, mi è stato insegnato che era male compiere qualcosa che dispiacesse a Dio. Oggi, che sono cresciuta, non penso che "altrimenti Dio piange", ma sento che a Lui dovrò rendere conto del mio Amore mancato o negato. Questo è per me il timor di Dio, il timore, cioè, di sprecare la vita che mi è stata donata. Ben pochi, oggi, sembrano temere Dio. Nessuno, prima di compiere un gesto sconsiderato, ma anche prima di ingannare, rubare o rubacchiare, falsare, mentire, tradire e fare il furbo si chiede se Dio, da qualche parte, lo sta vedendo. Il timor di Dio è stato eliminato dall'orizzonte dell’agire umano. Eppure il timor di Dio è scritto ovunque. Scritto da tutte le parti nella Bibbia - prosegue De Simone - a cominciare da Adamo che ha

Ambasciatore della benevolenza

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Da Popotus del 7 giugno 2012 Entrando nel reparto di pediatria dell’ospedale di Galkayo, nella regione somala del Puntland, non si può non notare la grande foto che campeggia all’ingresso: ad accogliere pazienti e visitatori c’è la faccia sorridente di Andrea Ravizza, che ha dodici anni e vive a Stezzano, in provincia di Bergamo. Come ci è finita la sua foto in Africa? A Galkayo, Andrea è considerato un mecenate, un benefattore: gli sono enormemente riconoscenti perché è grazie alla sua generosità se tanti bambini come lui possono contare su cure mediche efficaci e su un ospedale confortevole.Tutto è cominciato nel 2006 quando il papà di Andrea, Vinicio, ha fatto un viaggio in Somalia. Al ritorno ha mostrato al suo bambino – che all’epoca di anni ne aveva appena sei – le fotografie scattate in quelle zone poverissime. «Cosa posso fare, papà, per aiutare i bambini che vivono lì?». Vinicio gli ha proposto di rinunciare al superfluo – per esempio alle figurine dei calciatori – e di

Perché non trascurare l'educazione spirituale

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Da Avvenire del 20 maggio 2012: Il teologo e psicologo americano John Bradshaw sostiene che i bambini sono spirituali di per sé, seguono l’atteggiamento naturale «io sono quello che sono», che si può tradurre anche con «io sono io». Un bambino l’avverte chiaramente. È spontaneo, è se stesso. Perciò Bradshaw scrive: «Credo che l’adesione al nostro io sia il nucleo essenziale di ciò che ci rende simili a Dio. Se una persona ha il senso di questa qualità, è in armonia con se stessa e può accettarsi. I bambini ne sono capaci per natura. Se osservate un qualsiasi bambino, riconoscerete in lui quell’espressione che dice: 'Io sono chi sono' .  La ferita più profonda che i genitori possono infliggere ai figli è quella spirituale. Il bambino è deriso nella sua unicità. È costretto nell’immagine che ci si fa di lui. Se si fida dei propri sentimenti ed esprime i giudizi che ha nella sua anima genuina, si ride di lui. Così è costretto ad adattarsi e a negare la consapevolezza origina

Il sesto comandamento

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Impuro, dice il vocabolario, è ciò che contiene qualche sostanza estranea che compromette la genuinità di quel prodotto. Impura è l’aria se contiene le polveri sottili. Impuro è il vino se l’oste ci ha messo l’acqua. Impura è la bibita se il barista l’ha mescolata con il detersivo. Per le cose è facile capirci. Per gli atti, per le azioni umane, è un po’ più complicato. Il più puro, che più puro non si può, è Dio perché in lui non ci può essere niente che ne inquina la grandezza, la bellezza, la bontà. Dal momento che Dio non possiamo né vederlo, né toccarlo, è impossibile per noi compiere azioni che lo rendano impuro. Allora perché il sesto comandamento ci chiede di non commettere atti impuri? Perché possiamo raggiungere Dio là dove si rende presente, dove ha scelto di abitare insieme a noi. Dove? Il pensiero corre subito alle chiese, che noi chiamiamo tempio di Dio. Infatti, le azioni che offendono la dignità dei luoghi sacri vengono chiamate sacrileghe. C’è però sulla terra un t

L'uomo e la domanda su Dio

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Qualunque uomo di qualsiasi tempo e cultura, prima o poi, si pone intimamente la domanda sull’esistenza di Dio, fosse anche solo per un istante. È proprio dell’uomo, infatti, interrogarsi su Dio, su un Amore che non deluda mai, su un Essere Sommamente Giusto, Sapiente, ecc., come in fondo rilevano anche quei teorici dell’ateismo che ritengono che l’uomo inventi Dio attraverso una proiezione immaginativa. Nel cuore umano alberga un desiderio di un Bene Infinito, anzi di relazione con una Persona Infinita, e solo quest’ultima, se esiste, può essergli cor-rispondente. Così, come documentano molti etnologi ed antropologi, dalla prima comparsa dell’uomo sulla scena del mondo, in tutte le tribù e in tutte le popolazioni di qualsivoglia livello culturale si rileva qualche forma di attività religiosa. Come dunque spiegare l’ateismo? Intanto va detto che in certi casi esso svolge una funzione benefica promuovendo un processo di purificazione da false immagini di Dio, che giustamente ripugnano

Cantare Dio

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Un frate sorridente che at­traversa come i Beatles Abbey Roads. La foto in queste ore sta facendo il giro del mondo. Lui è fra Alessandro Brustenghi, giovane francesca­no del protoconvento della Por­ziuncola. Che negli studi londi­nesi resi celebri dai Fab Four ha appena finito di incidere con la Decca il suo primo disco. Fra A­lessandro è infatti il primo fra­te al mondo a firmare un con­tratto mondiale con una major discografica, la Universal. Lo ha voluto Mike Hedges, storico produttore di U2, Cure, Manic Street Preachers (nonché sco­pritore del trio di sacerdoti ir­landesi The Priests) che da tem­po sondava il nostro paese in cerca del «nuovo tenore italia­no ». «Il mio insegnante di can­to di Perugia – racconta fra A­lessandro, raggiunto telefoni­camente a Londra dove negli scorsi giorni dirigenti della major di oltre 25 nazioni lo han­no ascoltato per la prima volta – a dicembre scorso mi ha pro­posto di fare un’audizione. Piac­cio e vengo confermato. Lì per lì avevo pensato pe

Il Vangelo, libro rivoluzionario

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Lei non ha mai nascosto una grande amore per il Vangelo, per il Discorso della Montagna in particolare.  «È il vertice di ogni religione, di ogni confessione, di ogni fede. Con le Beatitudini, che non sono promesse gratis, Gesù ci dà la certezza che gli ultimi, i più malversati saranno i primi. Dona significato a situazioni del nostro mondo che altrimenti non avrebbero senso». È la novità del Vangelo.  «Non credo esista nessun libro più rivoluzionario. Il comandamento unico che li compendia tutti, quello di amare chi non ci ama, non ha raffronti nella storia dell’umanità». Passare dai principi alla pratica però non è facile. Credere implica un cammino, delle tappe.  «Io ho quasi pena per chi nasce con una fede eccezionale. Preferisco la ricerca più minuziosa, il porsi domande in modo più concreto. E poi nelle Scritture, se le sappiamo leggere, ci sono già tutte le risposte». Una riflessione che, da parte sua, implica alcune sicurezze di fondo. «C’è la certezza che nulla può es

Classi seconde: le parole chiave

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Come ho già fatto per gli alunni delle classi prime, anche a voi, alunni di seconda, lascio un elenco di alcune delle parole chiave incontrate in questo anno scolastico, con la stessa raccomandazione: sistematele nel vostro quaderno scrivendo per ognuna di esse quanto avete imparato, aiutandovi anche con il libro e gli appunti. Cloud 4

Agli alunni che pensano di non avercela fatta

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L'anno scolastico è concluso, gli scrutini sono alle porte. Per molti di voi si concluderà positivamente, per altri.... Lo so, la bocciatura è dura da digerire. Lo è per voi, ma lo è anche per noi insegnanti. Si tratta di una decisione  che prendiamo pensando di aiutarvi, ma quanti dubbi: "come reagirà?", "la famiglia capirà?", "sarà utile veramente?". Dai momenti difficili della vita non dobbiamo trarre rabbia e sfiducia. Le difficoltà dovrebbero invece diventare l'occasione per chiarirci le idee su quali sono i nostri punti di forza e quelli di debolezza e cosa desideriamo per la nostra vita. Sul serio, però. Senza capricci e stupidaggini varie. Lascio a tutti voi, promossi e non promossi, una clip tratta da Hercules: è un messaggio di speranza e di fiducia nel futuro per tutti.

Classi prime: le parole chiave

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Durante l'estate, con l'aiuto del libro, sistemate il dizionario delle parole della religione (che avete nel vostro quaderno) aggiungendo quelle che vi mancano. In questa nuvola di tag ve ne ho indicate alcune. Cloud 3

Un saluto agli alunni di prima

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Che dite, l'anno prossimo devo ricorrere anch'io alla scala? Un saluto sorridente e affettuoso dalla vostra prof.

Un video per dire no al bullismo: Losers.

Chi sono i bulli? O meglio, chi pensano di essere? Ma uno che si atteggia a bullo, è poi capace di pensare? Se solo ci si soffermasse a riflettere sul dolore di cui si può essere causa, come si potrebbe continuare a fare i bulli? Mi è difficile credere che si possa essere così crudeli, insensibili, superficiali.... Eppure è così, quando anestetizziamo il cuore e la mente. Il bullo se la prende con i perdenti (voi usereste un'altra espressione), i losers del video che vi presento, mentre in realtà è proprio lui ad essere un perdente, perché a fare i bulli si perde la propria umanità e dignità, e ci vuole tanta fatica, forza e coraggio a riscoprirsi umani. Non essere un bullo.

La Trinità: il volto di Dio è l'Amore

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Non è facile per i ragazzi capire la Trinità, un Dio che è unico ma nello stesso tempo Padre, Figlio e Spirito Santo. Non è facile per loro, ma credo che non lo sia neanche per noi. Il ragionamento da solo non basta. Lo sapeva Gesù, che ha evitato di darci formule e teorie, utilizzando invece un linguaggio legato alla dimensione dell'amore. Leggiamo quanto scrive Ermes Ronchi su Avvenire del 31 maggio 2012 «I nomi che Gesù sceglie per mostrare il volto di Dio, sono  nomi che vibrano d'affetto, di famiglia, di legami. Padre e Figlio, sono nomi che l'uno senza l'altro non esistono: figlio non c'è senza padre, né il padre è tale se non ha figli. Per dire Dio, Gesù sceglie nomi che abbracciano, che si abbracciano, che vivono l'uno dell'altro. Il terzo nome, Spirito Santo, significa alito, respiro, anima. Dice che la vita, ogni vita, respira pienamente quando si sa accolta, presa in carico, abbracciata. Padre, Figlio, Respiro santo: Dio non è in se stesso

Il mio saluto ai ragazzi di terza media

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Tre anni sono passati. Mi avete sopportato, qualche volta vi avrò anche interessato, provocato di sicuro, perché, che l'abbiate voluto o no, vi ho sempre pungolato, invitato a riflettere, a discutere, a interrogarvi. Vi lascio questo video, con l'augurio che vi dia qualche indicazione preziosa per il vostro futuro. Arrivederci ragazzi!!!