Odoardo Focherini beato giornalista

Oggi viene beatificato a Carpi, vicino a Modena, Odoardo Focherini.
Riuscì a salvare più di cento ebrei prima di essere arrestato e portato nei campi di concentramento dove morirà.
Per la Chiesa è un martire, morto a causa dell’odio per la fede. In una lettera, infatti, Odoardo scrive che gli veniva contestata con durezza la sua attività di insegnamento della fede, soprattutto ai più giovani, contraria all’ideologia del regime.
E' il primo giornalista italiano a diventare beato.

Quando il cognato andò a trovarlo in carcere – fu arrestato, l’11 marzo 1944, subito dopo aver consegnato i documenti per la fuga a Enrico Donati, l’ultimo ebreo che riuscì a salvare – Odoardo gli disse: «Se tu avessi visto cosa fanno agli ebrei in questo carcere avresti un solo rimpianto. Non averne salvati di più». Era un uomo forte, coraggioso e buono, pronto a godersi la vita e ad amare in profondità. Focherini si innamorò del giornalismo da giovanissimo: a 17 anni, insieme all’amico Zeno Saltini, che poi diventerà prete, Odoardo fonda l’Aspirante, il giornalino dei ragazzi dell’Azione Cattolica. La passione per il giornalismo di Odoardo si affianca a un’instancabile attività di insegnamento e di trasmissione della fede ai più giovani: diventerà presidente diocesano dell’Azione Cattolica e subito dopo amministratore dell’ Avvenire d’Italia . L’altro grande amore di Odoardo è stato Maria Marchesi, sua moglie, conosciuta durante una gita tra i sentieri di montagna. Avranno sette figli. Del prossimo, Focherini era innamorato da sempre: durante la Seconda guerra mondiale non riesce a restare indifferente di fronte alla terribile ingiustizia che stavano subendo uomini e donne uguali a lui e alla sua famiglia, perseguitati per la sola ragione di essere ebrei. Entra a far parte della rete clandestina che aiutava questi uomini a sfuggire ai campi di concentramento dove molti di loro sarebbero morti o avrebbero sopportato atroci sofferenze. Usa tutte le sue conoscenze per procurare documenti falsi e farne scappare più di cento. Mentre sta organizzando la fuga dell’ultimo, Enrico Donati, viene arrestato per ordine delle SS, la polizia del partito nazista tedesco. Dopo un breve periodo trascorso nel campo di prigionia di Fossoli, èdeportato in Germania, a Hersbruck, dove verrà lasciato morire di setticemia per una ferita alla gamba che si era procurato durante i lavori forzati. Aveva 37 anni.

Tratto da Popotus del 13 giugno 2013

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