La bellezza ci guarda

Aprire i quotidiani, oggi, significa imbattersi in vicende così assurde, in cui dire 'vero' a ciò che è verità, sembra sacrilego e, dire 'male' a ciò che è peccato, blasfemo.[...]
M’impressiona l’opera di Afifa Aleiby, una donna irachena passata dentro la storia drammatica del suo Paese. Una pittrice che ha vissuto a Mosca, poi a Firenze poi in Olanda. Una donna la cui arte, dai tratti statuari e dolci, sa essere a volte un manifesto contro i ritardi dell’uomo contemporaneo. È il caso di questo strano atelier in cui ella ci introduce, dove il pittore, l’artista, sembra assopito dalle ubriachezze serali e dorme sopra un tamburo.
L’arte, che dovrebbe essere il rullo capace di svegliare il mondo dal suo torpore, sembra invece dormire, esattamente come l’artista. Dietro l’uomo addormentato, c’è un gigantesco mascherone che rimanda a quello murato nella parete del pronao della chiesa di Santa Maria in Cosmedin di Roma. La leggenda è nota: questa bocca poteva pronunciare oracoli veritieri contro i falsi testimoni e l’antico romano, tacciato di menzogna, doveva introdurre la mano in quelle enormi fauci. Se si fossero richiuse, il verdetto per lui sarebbe stato inappellabile. La sua menzogna era palesata a tutti. La modella dirige lo sguardo verso di noi e appare quasi attonita di fronte alla situazione grottesca: ella rimane in attesa di essere ritratta. Lei, dalla bellezza statuaria, rimane oscurata da uno sguardo che non c’è. E così l’arte rimane muta di fronte al mondo, rimane in attesa del suo verdetto come la bocca del Dio fasullo che non può parlare, né chiudersi, né pronunciare sentenza alcuna. 
Sì, questo atelier mi sembra il panorama del nostro tempo.
La Bellezza c’è, percorre le nostre strade, si veste ora della voce del Santo Padre, ora della voce di mille uomini di buona volontà (anche dell’agnostica Afifa Aleiby), eppure nessuno se ne cura. L’emanazione della sua verità rimane morta come la pietra romana e muta come il pittore addormentato.
Preferiamo le nostre scontate misure, come quelle del mascherone antico, piuttosto che sostenere lo sguardo di quella donna che vestita solo del lenzuolo attende che tu possa interpretare con intelligenza la sua bellezza. Forse tocca a tutti noi fare uno sforzo e svegliarci da questo sonno, per imparare di nuovo a guardare, per imparare ad accorgersi che la bellezza, come la modella di Afifa, sta guardando noi, proprio ora. La bellezza della verità non può avere molti volti e molti risvolti, ma possiede solo lo sguardo assoluto dell’oggettiva semplicità.

Maria Gloria Riva  in Avvenire dell'11/07/2013

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