Custodi e non padroni della terra

Dinanzi ai beni della terra siamo chiamati a «non perdere mai di vista né l’origine, né la finalità di tali beni, in modo da realizzare un mondo equo e solidale», così dice la dottrina sociale della Chiesa (Compendio della Dottrina Sociale della Chiesa, 174).
La terra ci è stata affidata perché possa essere per noi madre, capace di dare quanto necessario a ciascuno per vivere.
Una volta, ho sentito una cosa bella: la Terra non è un’eredità che noi abbiamo ricevuto dai nostri genitori, ma un prestito che fanno i nostri figli a noi, perché noi la custodiamo e la facciamo andare avanti e riportarla a loro. La terra è generosa e non fa mancare nulla a chi la custodisce. La terra, che è madre per tutti, chiede rispetto e non violenza o peggio ancora arroganza da padroni. Dobbiamo riportarla ai nostri figli migliorata, custodita, perché è stato un prestito che loro hanno fatto a noi. L’atteggiamento della custodia non è un impegno esclusivo dei cristiani, riguarda tutti.
Affido a voi quanto ho detto durante la Messa d’inizio del mio ministero come Vescovo di Roma: «Vorrei chiedere, per favore, a tutti coloro che occupano ruoli di responsabilità in ambito economico, politico o sociale, a tutti gli uomini e le donne di buona volontà: siamo custodi della creazione, del disegno di Dio iscritto nella natura, custodi dell’altro, dell’ambiente; non lasciamo che segni di distruzione e di morte accompagnino il cammino di questo nostro mondo! Ma per custodire dobbiamo anche avere cura di noi stessi! [...] Non dobbiamo avere paura della bontà, anzi della tenerezza». Custodire la terra non solo con bontà, ma anche con tenerezza.
(dal videomessaggio che Papa Francesco ha inviato in occasione dell’evento «Le Idee di Expo 2015 - Verso la Carta di Milano», Hangar Bicocca di Milano, sabato 7 febbraio 2015) .

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